Sono emersi dal silenzio in cui relega il rumore disordinato della superficialità e si sono chinati sul dolore del mondo, ascoltandone le voci, contandone le lacrime, trovando parole di conforto e di speranza: sono i poeti. Perché la poesia, “allodola di fuoco”, “accendere le persone, passare sugli occhi e sulle labbra, sfiorando il cuore” ( Davide Rondoni ). Se “la poesia è quasi niente nell’aria del mondo” (Rondoni) e passa come silenziata, nei tempi in cui tutto è accadere, è rincorsa, è sguaiato, essa esplode come fuoco davanti al ghiaccio del dolore.

La prima voce all’inizio di marzo è quella di Andrea Melis con un canto guerriero e coraggioso di vita: “Lavatevi le mani / ma andate scalzi / e baciate la terra ferita. “Starnutite pure nel gomito / ma leccate le lacrime di chi piange. (…) Per ogni nuovo contagio / accarezza un bastone / pianta un fiore / raccogli una cicca da terra, / chiama un amico che ti manca / narra una fiaba a un bambino. ”

Qualche giorno dopo, sul quotidiano Avvenire, https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/ma-a-salvarci-tutti-sar-la-gentilezza , Davide Rondoni elogia la gentilezza di chi cura e aiuta: “Appare e scompare rapida, in gesti quasi impercettibili. Una attenzione verso qualcuno che sta entrando, un sorriso cortese in più, una sfumatura di cura. Soprattutto verso quelli che sentiamo più esposti. ”

Ma a toccare il cuore di tutti è “lo squillo che squarcia la solitudine”, la definizione è di Mario Calabresi, in Altre storie, https://www.mariocalabresi.com/ . L’iniziativa di Franco Arminio , poeta “paesologo”, che ogni giorno dalle 9 alle 12 parla al telefono con chi lo contatta. Poesia al telefono e ascolto profondo di tante voci provano dal dolore, una telefonata da Bergamo dice “qui la gente scompare”, dalla solitudine, dalla paura, dall’isolamento forzato. Oltre a una commoventi iniziativa, la proposta di cinque minuti di silenzio “alla memoria” per domenica 29 marzo alle 12, poesie, e il decalogo di sopravvivenza poetica che qui riportiamo:

  1. Leggere una poesia prima di pranzo e prima di cena.
  2. Spegnere la televisione almeno due ore prima di andare a letto.
  3. Telefonare a una persona che non sentiamo da molto tempo, basta una telefonata al giorno, non c’è bisogno di esagerare.
  4. Affacciarsi al balcone, ma non è necessario parlare, affacciarsi da solo per prendere l’aria.
  5. Impegnarsi a sconfiggere il virus con la certezza che stiamo ai nostri familiari tutto l’amore che possiamo osare.
  6. Oltre a mangiare, fare almeno due cose al giorno tutti assieme.
  7. tenere acceso un solo computer alla volta.
  8. Spegnere il telefonino dopo le 10.00 di sera.
  9. Cantare almeno una canzone al giorno, un balcone chiuso, un rito domestico, non destinato a essere spedito a nessuno.
  10. Passare almeno 20 minuti al giorno in cui nessuno fa niente. Non si sistema la libreria, non si legge, non si guarda la televisione, non si innaffiano le piante. Venti minuti dedicati all’immaginazione.

E per aiutarvi a dare attuazione al primo punto vi suggeriamo di leggere “Sono giorni preziosi”.

SONO GIORNI PREZIOSI
Tutto ciò che non era nostro
è caduto, ora dobbiamo vivere
con ciò che ci resta,
ora sappiamo che la vita è enorme
anche quando è silenziosa e ferma.
Il sacro è tornato, è sacro
scrivere una lettera, aspettare un abbraccio
alla fine di questa sventura, parlare d’amore, accompagnare qualcuno nel fiordo
della tua paura.
Sono giorni rari, sono giorni preziosi,
facciamo qualcosa per meritarceli,
in fondo è un privilegio essere qui,
ognuno a casa sua
ma tutti insieme nella casa del mondo.
Franco Arminio